Nuovo meccanismo nella malattia di Huntington comune col Parkinson

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 11 giugno 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La malattia di Huntington è una grave patologia neurodegenerativa e clinicamente è un disturbo ipercinetico del movimento ereditato come un carattere autosomico dominante e dovuto alla mutazione di un gene altamente conservato sul braccio corto del cromosoma 4 (gene HTT) codificante la proteina citosolica e nucleare huntingtina (HTT); detta tradizionalmente corea di Huntington per il sintomo discinetico, la malattia fa parte dei nove disturbi neurodegenerativi ereditari classificati quali malattie da espansione del tratto di triplette CAG ripetute o malattie da ripetizione di CAG-poliglutammina (poliQ): 1) malattia di Huntington, 2) atrofia muscolare spinale e bulbare (SBMA)[1], 3) atrofia dentato-rubro-pallido-luysiana (DRPLA); e sei forme di atassia spino-cerebellare: 4) SCA1, 5) SCA2, 6) SCA3, 7) SCA6, 8) SCA7, 9) SCA17.

Ci occupiamo spesso della ricerca su questa patologia e di recente abbiamo recensito uno studio su una possibilità terapeutica dalla delezione di SUMO1[2] e un altro su come FAN1 ritarda l’esordio della malattia[3], ma oggi focalizziamo la nostra attenzione su un processo molecolare che costituisce il nodo patologico cellulare nei nuclei della base del cervello.

Le mutazioni della proteina HTT causano alterazioni della conformazione spaziale con cattivo ripiegamento della macromolecola e conseguente aggregazione, che interessa i neuroni spinosi medi (MSN) dei nuclei della base del telencefalo o gangli basali. Le perturbazioni trascrizionali nei geni sinaptici e la neuroinfiammazione sono dei processi chiave che precedono la disfunzione cellulare MSN e l’esordio della sintomatologia clinica. Si ritiene che la comprensione dell’interazione tra questi due processi sia di cruciale importanza per lo sviluppo di terapie efficaci.

Dahyun Yu e numerosi colleghi coordinati da Rocio Gomez-Pastor hanno indagato il ruolo della proteinchinasi CK2α’, una chinasi iper-regolata nei neuroni MSN dei nuclei della base nella malattia di Huntington e in precedenza associata alla malattia di Parkinson, nella regolazione della neuroinfiammazione e della fisiologia delle sinapsi nella patologia descritta per primo da George Huntington.

I risultati dello studio sono rilevanti per tutta la ricerca sui processi neurodegenerativi.

(Yu D., et al., CK2 alpha prime and alpha-synuclein pathogenic functional interaction mediates synaptic dysregulation in Huntington’s disease. Acta Neuropathologica Communications 10 (1): 83 – Epub ahead of print doi: 10.1186/s40478-022-01379-8, Jun 3, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neuroscience, School of Medicine, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Department of Life and Environmental Sciences, University of Cagliari, Cagliari (Italia); Health Research Institute of the Principality of Asturias (ISPA), Asturias (Spagna); Center for Magnetic Resonance Research, Department of Radiology, School of Medicine, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Minnesota Supercomputing Institute, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Networking Research Center On Neurodegenerative Diseases (CIBERNED) Instituto de Salud Carlos III, Madrid (Spagna).

Si propone qui un’introduzione tratta dai nostri precedenti articoli già citati.

Un cenno storico sul medico dal quale la malattia trae l’eponimo ci aiuta a renderci conto di quanto lungo e difficile sia stato e sia ancora il cammino per giungere a comprendere la patologia alla base di questa malattia, compiutamente descritta per la prima volta 150 anni fa.

George Huntington, nato a Long Island nel 1850, era ancora adolescente quando, accompagnando nelle visite suo padre – medico di fama come lo era stato suo nonno Abel, anche senatore dello stato di New York – vide in due donne, madre e figlia, movimenti involontari aritmici a scatti, che lo colpirono molto. Il padre gli spiegò che non era in grado di diagnosticare l’origine di quei sintomi e che erano probabilmente dovuti a una malattia ancora sconosciuta. Compiuti i diciotto anni, George si iscrisse alla facoltà di medicina della Columbia University e si laureò tre anni dopo con una tesi sugli effetti dell’oppio, ma durante tutto quel periodo aveva continuato a pensare a quelle donne che improvvisamente erano disturbate da movimenti indesiderati, fastidiosi e imbarazzanti.

Dedicò un anno a studiare la malattia che aveva caratterizzato come “corea”, dal termine greco per “danza”, seguendo i neurologi che avevano descritto quei sintomi in casi isolati, notando la propensione per la danza nei pazienti che ne erano affetti[4]. George Huntington lavorava come medico di medicina generale nella città di Pomeroy nell’Ohio, ma la famiglia di pazienti di suo padre nella quale descrisse il disturbo ipercinetico ereditario era come lui di Long Island.

A ventidue anni, il 13 aprile del 1872, pubblica On Chorea[5] un articolo che aveva già letto come saggio davanti alla Meigs and Mason Academy of Medicine at Middleport (Ohio) il 15 di febbraio dello stesso anno. In questo documento di storia della medicina, dopo aver fatto riferimento a due casi pubblicati da Romberg di pazienti affetti da corea con l’interessamento dei muscoli della respirazione, dopo aver attribuito a Flourens l’ipotesi della patogenesi cerebellare e aver citato casistiche di corea di centinaia di casi o di più di mille (1029 di Watson), specifica che la malattia da lui studiata è ereditaria. Attualmente, i casi ereditari sono stimati nell’ordine del 90% del totale.

Qui di seguito si riporta un’introduzione alla patologia della malattia di Huntington tratta da nostri precedenti articoli.

Diane Richmond si esprimeva così: ‘La malattia coreica, descritta come disturbo ipercinetico ereditario per la prima volta nel 1872 in una famiglia di Long Island da George Huntington, medico di Pomeroy nell’Ohio, è una grave patologia neurodegenerativa ad andamento progressivo che attualmente riguarda, nelle varie fasi della sua evoluzione, circa 30.000 persone nell’America del Nord.’[6].

La malattia, che in circa il 90% dei casi è ereditata come un carattere mendeliano autosomico dominante e nel rimanente 10% è originata de novo, è causata da disfunzione e degenerazione di neuroni dei nuclei della base del telencefalo (gangli basali) e poi di regioni corticali, con la conseguenza sintomatologica di movimenti involontari come di danza (corea), vari sintomi psichiatrici e, infine, demenza[7]. In particolare, è stata osservata una precoce disfunzione e perdita di interneuroni inibitori GABAergici delle formazioni dello striato, cui conseguono i segni e sintomi iniziali.

Fin dall’inizio degli anni Ottanta, grazie a studi condotti da numerosi ricercatori, che includevano Gusella e Tanzi[8], si è stabilito il collegamento fra la malattia di Huntington e la ripetizione della tripletta nucleotidica CAG nell’esone 1 del gene HTT codificante l’huntingtina (htt) localizzata sul cromosoma 4q16. Tale rilievo include questo grave disturbo coreico fra le patologie da ripetizione di triplette, o CAG-polyglutamine (Poly-Q) repeat diseases, definite quali disturbi neurodegenerativi ereditari causati dalla abnorme espansione di un tratto di ripetizione della tripletta CAG, con la conseguente sintesi di una proteina con un abnorme segmento poli-glutamminico. In generale, le malattie da triplette sono caratterizzate dalla ripetizione di tre coppie di basi nucleotidiche, che possono essere presenti sia in regioni codificanti che non codificanti, dando luogo ad una moltitudine di differenti fenotipi ereditati, sia con modalità legata al cromosoma X[9] che autosomica dominante e recessiva. L’ereditarietà della malattia di Huntington familiare, come già riportato, è autosomica dominante. Le malattie neurologiche da espansioni di triplette ripetute, riconosciute e descritte dalla nosografia classica, sono 9: la malattia di Huntington; l’atrofia muscolare spinale e bulbare (SBMA); l’atrofia dentato-rubro-pallido-luysiana (DRPLA); sei forme di atassia spinocerebellare (1, 2, 3, 6, 7 e 17). Tutte queste patologie presentano una correlazione inversa fra il numero di ripetizioni e l’età di insorgenza, risultante in un fenotipo patologico di gravità crescente quando la malattia è trasmessa da una generazione all’altra, per effetto dell’accrescersi della lunghezza di espansione della sequenza CAG dell’allele mutante: un fenomeno chiamato anticipazione[10].

Il filone di ricerca dello studio qui recensito, come abbiamo più sopra ricordato, affronta il problema delle alterazioni molecolari che causano la patologia dei neuroni spinosi medi (MSN) dei gangli basali. Dahyun Yu e colleghi hanno usato il modello murino eterozigote knock-in zQ175 HD e lo hanno confrontato con zQ175 mancante di un allele di CK2α’ (zQ175: CK2α’(±)).

L’aploinsufficienza CK2α’ nei topi zQ175 risultava in livelli ridotti di citochine pro-infiammatorie, aggregazione di HTT, astrogliosi e alterazioni trascrizionali dei geni sinaptici associati alla segnalazione del glutammato.

I topi zQ175: CK2α’(±) presentavano anche – da un punto di vista bioelettrico o elettrofunzionale – un’accresciuta frequenza di correnti post-sinaptiche eccitatorie striatali in miniatura (mEPSC), un indicatore di attività sinaptica; e poi facevano registrare una coordinazione motoria migliore dei topi zQ175.

I cambiamenti neuropatologici e fenotipici mediati da CK2α’ erano connessi alla de-regolazione dell’α-sinucleina e correlati con differenze nella fosforilazione della serina 129 dell’α-sinucleina (pS129-α-sin): una modificazione post-traduzione implicata nell’α-sinucleinopatia e che sappiamo essere regolata da CK2 nella malattia di Parkinson.

Nei nuclei delle cellule nervose MSN dei gangli basali dei topi zQ175 era accresciuta pS129-α-sin, così come nello striato di pazienti affetti da malattia di Huntington, e decresceva nei topi zQ175: CK2α’(±).

Nell’insieme, i dati emersi da questo studio stabiliscono una nuova connessione tra CK2α’, neuroinfiammazione e de-regolazione genetica, con sinucleinopatia nella malattia di Huntington, e suggeriscono meccanismi molecolari comuni con la malattia di Parkinson. I risultati supportano anche l’inibizione di CK2α’ come strategia terapeutica potenziale per modulare la funzione neuronica e la neuroprotezione nella corea neurodegenerativa.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-11 giugno 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] La SBMA ha un’eredità legata al cromosoma X, a differenza di tutte le altre otto che sono autosomiche dominanti.

[2] Note e Notizie 05-02-22 Per la malattia di Huntington una terapia dalla delezione di SUMO1.

[3] Note e Notizie 09-04-22 Come FAN1 ritarda la malattia di Huntington.

[4] Questa origine dell’uso del termine “corea” è riportata da George Huntington stesso in On Chorea e sembra fornire una ragionevole spiegazione, in quanto il sintomo coreico non assomiglia affatto a un movimento di danza.

[5] George Huntington M. D., On Chorea. The Medical and Surgical Reporter 26 (15): 317-321, April 13, 1872. (The Medical and Surgical Reporter: A Weekly Journal published in Philadelphia by S. W. Butler).

L’articolo è attualmente nel dominio pubblico e può essere reperito sul web dal titolo.

[6] Note e Notizie 22-10-11 Un marker per la malattia di Huntington.

[7] L’età media di insorgenza è intorno ai 40 anni, il decorso termina con esito infausto 15-20 anni dopo. La prevalenza è molto più bassa di quella delle altre patologie neurodegenerative causanti demenza ed è prossima a quella della SLA.

[8] Gusella J. F., et al. A polymorphic DNA marker genetically linked to Huntington’s disease. Nature (5940): 234-238, 1983.

[9] È il caso dell’atrofia muscolare spinale e bulbare (SBMA).

[10] Note e Notizie 05-02-22 Per la malattia di Huntington una terapia dalla delezione di SUMO1.